Il tuo creativo è finalmente arrivato in ufficio, la sera prima dopo un bel apericena sui navigli ha finalmente pensato al visual della tua nuova campagna, ti manda quindi due proposte creative: A e B.
Procedi subito ad effettuare un A/B test su un campione rappresentativo di utenti per capire quale creatività è più performante e ottieni:
A è nettamente migliore di B
Con il tuo bel A/B test in saccoccia sei pronto a lanciare la campagna!
To the moon
Hai finalmente cliccato sul tasto pubblica della tua nuova campagna di vendita online e stai aspettando che valanghe di carrelli vengano riempiti da nuovi clienti o che orde di leads compilino la tua landing page. Yeah!🚀
Passano sette giorni, classica finestra di attribuzione della campagna ma i costi salgono e i lead o le vendite sembrano un lontano miraggio.
Standard KPIs are for boys, Emotional KPIs are for Men
Che tu sia un marketing manager o che tu sia il proprietario di un negozio di piante e fiori non importa, la tua vita è piena zeppa di KPI.
Per KPI, Key Performance Index, si intende una metrica generale che va a descrivere un parametro come il tasso di engagement rate, i like che hai ottenuto a un post o per essere più concreti il tassi di conversione all’obiettivo o il ROAS.
A parte alcuni problemi strutturali di tracciamento dovuti ad aggiornamento di sistemi operativi come iOS14, l’unico fattore discriminante che ti allontana dall’obiettivo di aver buone performances per i tuoi ads è dovuto a cosa e come comunichi.
Perchè non ha senso limitarsi a questi parametri?
Ogni comportamento umano dipende dal 75% al 95% da ragioni emozionali e non razionali.
Non possiamo quindi basare la nostra comunicazione o le nostre campagne marketing meramente su KPI che non contemplino le emozioni.
Ok ma come funziona?
Immagina di essere di fronte a due inserzioni pubblicitarie, stesso prodotto ma con due brand diversi, se dovessi scegliere il prodotto di maggior valore quale sceglieresti?
Il 90% del campione intervistato sceglierebbe Nirtami
Ok andiamo un po’ più nel dettagli. Pensiamo ora al claim della nostra campagna, immaginiamo che Nirtami sia una marca di un caffè, lo accompagneresti con quale claim?
Il 97% del campione intervistato sceglierebbe caffè del paradiso
Perché succede questo?
Ogni singola molecola di comunicazione, parola, colore o suono fa scattare un preciso riflesso condizionato nella nostra mente, se il neuro programming è giusto attiva l’impulso d’acquisto, in caso contrario lo disattiva tutto o in parte, bruciando investimenti.
Ecco perchè nasce al servizio dei brand, Emotional Marketing, il primo neuro-algoritmo emozionale che non solo monitora, come le tutte le altre ricerche, ma in più ha una tecnologia subito actionable per l’empowerment sistemico dei neuro-attivatori d’acquisto del brand.
Attraverso un test di sole quindici domande è possibile posizionare un asset di comunicazione (pack, video, post, imagini, audio) nelle mappe emozionali per ricavare con esattezza scientifica cosa, come e a chi comunicare.
L’algoritmo si basa su oltre 250 studi, tra cui 2 premi Nobel e si interfaccia con un database strutturato con oltre 1 milione di test e uno storico di 20 anni di dati da cui attingere.
Fare marketing non è mai stato così divertente
Immagina di avere un manuale che ti spieghi con esattezza quali sono le parole attivatrici per il tuo brand, quali colori e forme usare e soprattutto a che persone è diretta la tua comunicazione.
Anche a me sembra troppo bello per essere vero, ma è tutto così dannatamente funzionante!